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La notte dei ricercatori

La notte bianca dei ricercatori torna nelle piazze e nelle Università, con eventi e manifestazioni in tutta Italia. Promossa dalla Commissione Europea per la prima volta nel 2005 con l’obiettivo di fare incontrare ricercatori e cittadini, coinvolge ogni anno istituzioni di ricerca di tutti i paesi UE, con eventi pensati per divulgare la cultura scientifica. 6 i progetti che hanno animato la notte dei ricercatori del 24 settembre. La notte bianca dei ricercatori oggi è anche e soprattutto un’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte dell’intero sistema della ricerca in Italia dopo la pandemia, e dopo gli anni in cui il fenomeno della fuga dei cervelli ha indebolito la competitività delle nostre imprese. 

Quanto guadagna un ricercatore

Lo stipendio medio per ricercatore in Italia è 33 834 € all’anno lordo, il netto equivale a circa la metà, La retribuzione mensile e di circa 1300 Euro e quella oraria è di 17.35 € all’ora. Lo stipendio iniziale della carriera equivale a 26 000 € all’anno, i ricercatori con più esperienza guadagnano fino a 50 000 € all’anno, (fonte talent.com) a dispetto di quanto sia difficile e lunga la carriera di un ricercatore che ha alle spalle periodi molto lunghi di studio. Per diventare “Ricercatore” inoltre ci vogliono anni di esperienza dopo un percorso universitario e post-universitario che passa per la laurea magistrale.

Dove si fa la ricerca in Italia e quanto vale la ricerca scientifica?

In genere la ricerca scientifica si svolge nelle Università, più raramente in Fondazioni dedicate o nelle aziende strutturate che per essere competitive devono lavorare sull’innovazione. In Italia l’ISTAT stima che la ricerca scientifica che si svolge in imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit e università sia pari a 25,2 miliardi di euro, pari all’1,43% del prodotto interno lordo del paese, percentuale che pone l’Italia tra i paesi che investono meno in R&S tra i paesi OCSE. Tra le aziende in Italia che investono di più, al primo posto della speciale classifica c’è la Chiesi Farmaceutica SPA di Parma, che nel 2020 ha investito in ricerca il 22% del suo fatturato.  

La ricerca e il sistema paese

Google e VolksWagen assieme investono di più di quanto fa il sistema italiano nel suo complesso. Investire in ricerca in una economia basata sulla innovazione che genera competitività e valore è sempre più necessario, almeno quanto è necessario investire in competenze, in istruzione e in formazione. La pandemia ha mostrato che i paesi che investono di più sono quelli che guadagnano di più in termini di competitività. La corsa al vaccino è uno degli esempi, ma non l’unico. Le cinque aziende che oggi hanno performance migliori dal punto di vista economico, le FAMGA, sono ancora oggi leader nel settore dell’innovazione e della ricerca, lo stesso discorso vale per le farmaceutiche. In Italia, paese di manifattura e votato all’export, si ritiene che proprio la scarsa spesa in ricerca sia uno degli ostacoli maggiori allo sviluppo e alla competitività, unita al basso livello di competenze diffuse all’interno del sistema paese.